La crescente passione degli italiani per questi validissimi alleati della salute si riflette nella loro presenza massiccia sugli scaffali della grande distribuzione, ben segnalata da packaging efficaci che li rendono ancora più appetibili. Sono cibi del futuro che vantano però origini lontanissime nel tempo, predilezione non solo di vegetariani e vegani come erroneamente si potrebbe pensare. La canapa è uno di questi.
Ma attenzione: non parliamo della marijuana, bensì della variante di canapa che non ha alcun effetto psicoattivo perché quasi priva di Thc. “Marijuana” è infatti il termine di origine messicana utilizzato mediaticamente dagli anni Trenta del secolo scorso proprio per distinguere la variante della canapa vietata. Il nome scientifico è lo stesso, Cannabis Sativa L., ma per uso tessile o alimentare viene utilizzata la pianta con percentuale di thc inferiore allo 0,2%, la cui coltivazione è legalissima anche in Paesi come l’Italia.
Nel nostro Paese la legge 2 dicembre 2016, n. 242, in vigore dal 14 gennaio 2017, promuove la coltivazione e la filiera agroindustriale della canapa, “coltura in grado di contribuire alla riduzione dell’impatto ambientale in agricoltura, alla riduzione del consumo dei suoli e della desertificazione e alla perdita di biodiversità, nonché come coltura da impiegare quale possibile sostituto di colture eccedentarie e come coltura da rotazione”. Anche grazie a questo supporto legislativo, in Italia è scoppiata la “canapamania”: secondo Coldiretti negli ultimi 3 anni sono aumentati del 300% i terreni coltivati. Non dimentichiamo che per l’Italia si tratta di una coltivazione che negli Anni Quaranta era tra le più comuni e che rendeva il nostro Paese secondo soltanto all’Unione Sovietica. Poi però arrivarono le fibre sintetiche e la canapa restò per anni in una nicchia.
Oggi a riportarla in auge è soprattutto il desiderio di stili di vita e alimentari più sostenibili ed eco-friendly, rispettosi per il Pianeta e orientati alla scelta di prodotti e cibi naturali.
I semi di canapa si acquistano in un comune supermercato. Si possono poi consumare interi o decorticati, ad esempio a colazione insieme a latte o yogurt, oppure uniti ad altri ingredienti per preparare insalate.
Grazie alla elevata quantità di proprietà nutritive (riconosciute anche dal Ministero della Salute) fanno appunto parte dei superfood e sono validi alleati naturali per il nostro organismo, soprattutto se ingeriti con il guscio. Sono composti per il 24% da proteine e contengono tutti gli 8 amminoacidi essenziali; sono ricchi di fibre; contengono acidi grassi omega 6 e omega 3 in un rapporto ottimale di 3:1; contengono minerali come fosforo, magnesio, calcio, ferro e potassio; presentano un’elevata percentuale di vitamina E, preziosa per la sua azione antiossidante.
Spremendo i semi a freddo si ricava un olio ideale come condimento ricco di grassi polinsaturi. A tutela dell’olio di qualità derivato da coltivazioni made in Italy esistono il marchio Federcanapa e il sistema di tracciabilità Junction messo a punto dalla società BIT256.
Se un tempo la farina ottenuta dalla spremitura diventava scarto, oggi è tornata alla ribalta e viene utilizzata per preparare pasta, pane e dolci. Dai semi di canapa è anche possibile ricavare un latte – l’Hemp milk – e, quindi, formaggio. Molto noto soprattutto tra chi sceglie un’alimentazione vegana è, infine, l’Hemp-fu, una sorta di tofu ricavato anch’esso dai semi di canapa, consumato previa cottura solitamente in padella.
In copertina: La canapa è considerata un superfood. Sono cibi del futuro che vantano però origini lontanissime nel tempo.
Disegno di Jacopo Fo, fotomontaggio di Armando Tondo – Gennaio 2018
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